RUZZI DELLA CONCA: E’ ANCORA GRANOCCHIAO!

I “TRE TENORI” BIANCOVERDI NON STECCANO E BATTONO IN FINALE LA FORNACE. MAR NERO IN CRESCITA…

Prima Pagina – 9 settembre 2013

 

CHIUSI SCALO – E’ ancora Granocchiaio. Lo avevano detto alla vigilia e l’hanno dimostrato i giocatori biancoverdi: “visto che non siamo finiti, che la sconfitta dell’anno scorso fu solo in incidente di percorso?”. E’ andata esattamente come volevano. Hanno vinto il torneino preliminare domenica 1 settembre e poi hanno atteso che gli altri si scornassero tra loro per “matare” il toro già sfinito nella finalissima. Il Granocchiaio si è infatti ripresentato in campo con i “tre tenori” che hanno dominato il decennio (Alessandro Bittoni, Marco Gobbini e Davide Forzoni) e il concerto è riuscito benissimo, senza stecche, senza sbavature. Una partita, la finale, giocata di classe, di potenza, di esperienza. La partita perfetta, direbbe Mourinho. E senza fare catenaccio.

A sfidare i biancoverdi è stata ancora una volta la Fornace con Mauro Scattoni, Alex Papi, Marco Leandri e Paolo Scattoni entrato in alcune fasi. I giallorossi ci hanno provato, non hanno giocato male, tutt’altro. Ma non c’è stata storia ugualmente e alla fine il punteggio è stato pure impietoso. I giocatori fornacini hanno sofferto la fatica di tre partite di fila prima con il Sottogrottone, poi con il sorprendete Mar Nero in semifinale, infine con il Granocchiaio. Il bracciale è di legno, è pesante. Tre partite, anche se non tirate alla morte sono comunque una faticaccia. E e fratelli Scattoni, Papi e Leandri l’hanno pagata.

E’ stata comunque una grande giornata per la palla al Bracciale. Tutte le partite, quelle della fase eliminatoria, la semifinale e la finale hanno fatto vedere scambi prolungati, giocate eccellenti, anche errori, ma meno di altre edizioni. Segno che il livello del gioco cresce. Il Mar Nero per esempio, in assato era una sorta di cenerentola. Ora è in gradodi giocarsela con tutti e se il capitano  Nicola Marchetti avesse avuto il coraggio di fare qualche cambio avrebbe potuto forse ottenere anche di più (ma forse la panchina non era al meglio delle condizioni…). Il Sottogrottone che la partita eliminatoria l’ha giocata come fosse un affare di famiglia mettendo in campo i tre fratelli Francesco, Paolo e Giulio Ferretti ha venduto cara la pelle contro la Fornace e le Biffe pur perdendo con il Mar Nero non hanno demeritato, pagando a caro prezzo una serie di errori, forse di esperienza, forse di “forma fisica”… Onore dunque al Granocchiaio che riporta la Conca a Poggio Gallina e si riprende lo scettro che sembrava dover ormai lasciare ad altri. Niente da fare, sono ancora loro, Bittoni, Gobbini e Forzoni, i più forti e anche quelli che sbagliano meno. Quasi per niente.  Per gli altri la consolazione della crescita e la speranza di un futuro meno avaro. L’appuntamento è al 2014. E, tra un piatto di pici, un bicchiere di vino rosso o una birra, un coro e uno sfottò, già si medita vendetta.  Buona, forse più di altre volte, la cornice di pubblico.

Grande la partecipazione dei ragazzi e dei bambini che nelle contrade trovano un punto di riferimento e un motivo di coesione e appartenenza. Come deve essere. Anche la classica sfilata in costume “primi ’900″ ha riscosso applausi a scena aperta. La Locomotiva del Sottogrottone, il “dejeneur sur l’erbe” del Mar Nero, i lavori nell’aia delle Biffe, il lavoro duro e il dopolavoro dei fornaciai, l’attesa per il milite della Grande guerra del Granocchiaio hanno rievocato, come sempre, scene di vita quotidiana a Chiusi Scalo come era un centinaio d’anni fa…

Moltissimi i piccoli figuranti vestiti come i bambini dell’epoca (che poi sono i loro bisnonni), molte le facce storiche, della manifestazione, autentiche “facce da ruzzi”. Gente che è lì su quei carri dalla prima edizione del 1981: Ezio Giannotti, Paolo Pacchieri, Orfeo Meconcelli, Antonello e Milvia Del Buono, Ezio Bischeri, Luciano Monaci… Gente che ne ha vista passare di acqua sotto il ponte del Montelungo (compresa qualche alluvione) e che ancora è lì a sfilare, orgogliosa di rappresentare un pezzo di identità di un paese un po’ strano, più porto di mare (senza mare) che realtà compatta e coesa. A Chiusi Scalo anche il dialetto è da sempre un po’ “imbastardito” dalla vicinanza dell’Umbria e del “romano” e dalla presenza di tanta gente venuta da fuori. Magari da non molto lontano… I Ruzzi aiutano in qualche modo a recuperare certe tradizioni, certe cose ormai in via di estinzione anche nei ricordi

I Ruzzi, si vede bene osservando la sfilata delle contrade, sono invece oggi un momento di socializzazione e anche di integrazione, di contaminazione positiva. Non è difficile scorgere tra i tamburini, sbandieratori e figuranti ragazzini dai tratti sudamericani,  facce di colore e capelli biondi che tradiscono origini ucraine o bielorusse…. Ma tutti ora parlano ital iano. Anzi, parlano chiusino: “Gliel’ho detto ala mi’ mamma, che rivincevano loro, lei un ci voleva crede…” E se lo dice una ragazzina con la faccia da dea inca…

Assegnata la conca, sulla festa cala il sipario. Domani sera processione solenne in onore ella Madonna. Il sindaco Scaramelli, presente con la fascia e il gonfalone (e tutta la giunta) alla sfilata ha annunciato che sarà anche alla Processione.  Niente in contrario, sul fatto che partecipi.  Ma il Comune è istituzione laica, il Gonfalone sarebbe bene che dai riti religiosi  rimanesse fuori. Ma è solo un nostro modestissimo consiglio.